3 milioni e 466 mila donne, ossia il 16,1% del totale delle donne italiane, hanno subito stalking nella propria vita. In un terzo dei casi l’offensore è l’ex partner.
Nel giugno 2015 l’Istat ha presentato a Roma i risultati della seconda edizione dell’Indagine Multiscopo sulla Sicurezza delle donne, finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunita’, nell’ambito della conferenza “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”.
Un numero elevato di donne sono colpite da stalking – sottolinea Linda Laura Sabbadini, direttore del Dipartimento statistiche sociali e ambientali – però solo il 15% si e’ rivolta alle forze dell’ordine (di cui solo il 45,1% ha sporto denuncia o querela), e un esiguo 1,5% ha contattato i centri anti violenza.
Il 78% ha preferito non ricorrere ad aiuti esterni. La denuncia ha avuto l’effetto di interrompere gli atti di persecuzione in più della metà dei casi.
Le forme piu’ diffuse di stalking riguardano i tentativi reiterati di parlare con la vittima, i messaggi e le telefonate, le lettere, i regali indesiderati, la richiesta di appuntamenti, il pedinamento e lo spionaggio, il danneggiamento di oggetti o beni della vittima, la divulgazione di filmati su internet, le minacce ai familiari.
Dagli ultimi dati emerge che il fenomeno dello stalking è in crescita in Italia, dove il reato è riconosciuto dal 2009. Le vittime sono per la maggior parte donne, mentre i persecutori sono i partner o ex, vicini di casa, colleghi o compagni di studi e per ultimi, familiari della vittima. Un terzo dei soggetti reitera i comportamenti persecutori dopo lo scarceramento, sino a giungere in alcuni casi all’omicidio.
Ma chi è lo stalker e quali le cause del suo comportamento?
Qualunque individuo in crisi può mettere in atto comportamenti distruttivi verso altri. I tratti narcisistici possono emergere in determinate circostanze nell’ambito di relazioni che hanno un effetto perturbante sull’equilibrio preesistente.
Così si possono manifestare quegli aspetti infantili, immaturi (egocentrismo, bisogno di ammirazione, intolleranza alla critica) che albergano anche nelle personalità normali e che solitamente sono tenuti sotto controllo dalle capacità riflessive e di padroneggiamento degli affetti.
La differenza con il vero stalker sta nella breve durata del comportamento aggressivo, a cui fa seguito il senso di colpa e la riflessione.
Quando il comportamento aggressivo è reiterato nel tempo, impermeabile alle accuse e alla sofferenza della vittima, è indicatore di un disturbo di personalità caratterizzato da forte egocentrismo, insensibilità emotiva, assenza di empatia, intolleranza alla separazione.
L’attivazione di dinamiche relazionali di potere attraverso la manipolazione e la violenza compensano in questi soggetti tali carenze. Il rifiuto di obbedire alla volontà del perpetratore motiva quest’ultimo a utilizzare tutti i mezzi per piegare la volontà della vittima, che con l’“ostinatezza” a essere nella relazione con la propria unicità e differenza, diviene il depositario di tutto il male della relazione.
Si compie quindi il rovesciamento di significato: tutto ciò che l’altro dice o fa è trasformato in male, in un processo simile alla paranoia.
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