Qual’è la natura delle emozioni? Che cosa scatena le reazioni emotive e, soprattutto, come fare per gestire le emozioni in maniera efficace?
Secondo Daniel Goleman, le emozioni (dal latino “ex movere”, che significa “muovere fuori”) sono stati mentali e fisiologici (corporei), impulsi all’azione, accomunati dallo scopo evolutivo di tutelare la sopravvivenza dell’individuo. Le emozioni sono geneticamente predeterminate, ovvero hanno una base istintiva, e non possono essere modificate nella loro origine e nella loro manifestazione dall’apprendimento ambientale. Tali emozioni, definite emozioni primarie, sono sei: rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa e disgusto. Indagini transculturali hanno riscontrato che in ogni cultura umana le emozioni primarie si manifestano con gli stessi comportamenti, le stesse mimiche facciali, le stesse posture del corpo. Ciò avviene perchè il loro funzionamento è alla base di funzioni fondamentali per la vita di ogni essere umano quali la ricerca di protezione e soccorso in caso di pericolo o di fronte a un aggressore, il nutrimento, la socialità, la lotta per il rango sociale,la sessualità, l’accudimento dei figli.
Altre funzioni delle emozioni sono la comunicazione di stati interni ad altri individui e l’esplorazione dell’ambiente: infatti tutto ciò che suscita gioia favorisce i rapporti con l’ambiente e con altri individui, mentre ciò che suscita paura li scoraggia. Le reazioni emotive del bambino comunicano i suoi bisogni al genitore, che può così accudirlo in maniera efficace. Le reazioni emotive nella specie umana promuovono i legami sociali (l’attrazione, l’amore, il dolore per la perdita, ecc.) regolando l’interazione e la comunicazione umana.
L’intelligenza emotiva è un concetto che racchiude in sé diverse competenze strettamente interconnesse: la capacità di identificare e riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti, la capacità di gestire le emozioni quando si manifestano. Inoltre è la capacità di mantenere nel tempo la motivazione, al di là degli ostacoli incontrati, e compiere delle scelte che raggiungano l’obiettivo a cui mira l’emozione manifestata, ovvero il soddisfacimento di bisogni essenziali.
Divenire emotivamente intelligenti significa quindi in primo luogo sviluppare la conoscenza delle proprie emozioni tramite un lavoro di auto esplorazione diretta ad analizzare il proprio vissuto emotivo così come si è manifestato nell’esperienza. Lo sviluppo di una maggiore capacità di riflessione su di sé e sugli stati emotivi in corso conduce a maggiore efficacia interpersonale e benessere personale, perché ad esempio è più facile calmarsi, ridurre l’ansia, l’irritabilità, la paura e riprendersi da esperienze negative.
Gestire le emozioni significa acquisire la capacità di modulare l’intensità e la durata dell’emozione, in base al contesto e alla persona con la quale stiamo comunicando, così da rendere chiari all’altro i nostri bisogni e farci comprendere. Più ampio è il ventaglio di conoscenze sulle strategie di riflessione e comportamentali maggiormente efficaci nella relazione, maggiore sarà il successo della propria comunicazione.
Una buona gestione delle emozioni implica naturalmente lo sviluppo della capacità di empatia, ovvero l’abilità a mettersi nei panni dell’altro per riconoscerne emozioni e intenzioni, al momento della interazione con noi , senza preoccuparsi di giudicare, bensì utilizzando tali informazioni sull’altro per migliorare la comunicazione e costruire relazioni costruttive. In questo modo possiamo negoziare con l’altro e accordarci sui rispettivi bisogni e necessità, per un soddisfacimento reciproco.
L’empatia è alla base del sentimenti di amicizia e di compassione per le sofferenze altrui. Rinsaldare le reti sociali della solidarietà richiede la capacità, nei singoli individui, di riconoscere i segnali del disagio di altri membri della comunità, grazie all’empatia e al sentimento di compassione, che consentono di intervenire in soccorso.
Numerose ricerche hanno dimostrato che nei primi millisecondi della percezione non solo comprendiamo in modo inconscio le caratteristiche dell’oggetto che stiamo percependo, ma decidiamo anche se esso ci piace o no: dall’inconscio emerge alla nostra consapevolezza l’identità, la natura di ciò che vediamo, e un vero e proprio giudizio su di esso.
Accade a tutti, a volte, che ciò che sappiamo che è giusto “con il cuore” ci da una certezza più profonda di quando pensiamo la stessa cosa con la sola razionalità. Si dice infatti che uno ragiona col cuore o con la testa.
A tutti gli effetti, la nostra mente ha a due modi per conoscere il mondo: le capacità logiche, razionali che compiono ragionamenti e la cui conoscenza del mondo è basata sulla riflessione e la consapevolezza, e la sfera emotiva, basata su moti impulsivi e che conduce a una conoscenza più profonda di noi stessi e del mondo che ci circonda. Queste due funzioni della nostra mente, le capacità logiche, razionali, e le emozioni interagiscono tra loro per consentirci di acquisire informazioni accurate di ciò che percepiamo. Se tale interazione è equilibrata possiamo cogliere tutte le informazioni che le emozioni possono darci, prima di scegliere un azione e reagire a un evento.
Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva è quindi un obiettivo importante e necessario in una società complessa come la nostra, dove la mutevolezza dei ruoli che un individuo può ricoprire nelle varie fasi del ciclo di vita, attraverso la partecipazione a differenti e svariati contesti interpersonali e sociali, pone sempre nuove sfide alle capacità di adattamento e di partecipazione personale attiva e creativa.
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