Psicologa Psicoterapeuta Esperta Associazione EMDR Italia

La cura dei traumi con l’approccio EMDR e la psicoterapia cognitiva post razionalista

cura-trauma-emdr-gabriella-gattoI traumi e l’EMDR

Le persone che sperimentano o assistono a un evento potenzialmente mortale, o con pericolo di gravi ferite per sé o per altri, svilupperanno un trauma psichico, con vissuti di paura, vulnerabilità e orrore intensi.

L’individuo traumatizzato manifesta una serie di sintomi disturbanti che il DSMV definisce “Disturbo post traumatico da stress (PTSD)“.

La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore, mentre l’evento traumatico viene rivissuto ripetutamente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni; inoltre si manifesta la sensazione che l’evento traumatico si stia ripresentando, con disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che richiamano per qualche aspetto l’esperienza vissuta, e intensa ansia reattiva ed evitamento fobico degli stimoli o situazioni associate al trauma.

L’ansia si manifesta anche con la difficoltà a prendere sonno o a mantenerlo; sono presenti difficoltà di concentrazione, ipervigilanza e esagerate risposte d’allarme.

Altro sintomo rilevante, anche perché incide direttamente sulle relazioni della persona traumatizzata, è l’alterazione dell’umore con tendenza all’irritabilità e agli scoppi di collera.

L’insorgenza del Disturbo Post Traumatico da Stress può avvenire anche a distanza di mesi dall’evento traumatico e la sua durata può variare da un mese alla cronicità; per questo motivo è necessario trattare al più presto e profondamente tale disturbo.

Il PTSD può essere considerato un blocco del naturale processo di elaborazione dell’esperienza, a causa della gravità soverchiante di quanto è avvenuto, eccessiva rispetto alle innate capacità di elaborazione del cervello.

Il trauma può anche essere la conseguenza di eventi stressanti vissuti nell’infanzia, che avrebbero richiesto capacità superiori a quelle di cui il bambino è dotato per poter essere elaborati.

I principali eventi stressanti per il bambino sono conseguenti a un disturbo nella relazione di accudimento dei genitori, dalla trascuratezza all’eccessivo controllo, nonché ad abusi in varie forme, da parte di famigliari o estranei adulti.

In questo caso si possono riscontrare Disturbi della personalità, quali il Disturbo bordeline di personalità, o forme di Disturbo dissociativo.

Secondo l’approccio EMDR alla base del trauma vi è una modalità disfunzionale con la quale una determinata esperienza è stata immagazzinata nelle reti della memoria.

Tali esperienze sono memorizzate senza essere state elaborate completamente, quindi cariche delle percezioni sperimentate al momento dell’evento e con i pensieri “disfunzionali” correlati ovvero le idee negative su di sé ( Adaptive Information Processing, Shapiro, 1995).

Il metodo EMDR (acronimo che significa Movimento di Desensibilizzazione e Riprocessazione Oculare), nato nel 1987 da una scoperta casuale della psicologa e ricercatrice statunitense Francine Shapiro, utilizza la stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali attraverso l’induzione nel soggetto di rapidi movimenti oculari da sinistra a destra e viceversa, mentre è concentrato sul ricordo traumatico, sulle sensazioni fisiche e le emozioni disturbanti.

Questa tecnica non induce uno stato ipnotico, infatti la persona che vi si sottopone resta pienamente vigile e consapevole per tutto il tempo del processo.

Così, come avviene analogamente durante la fase REM del sogno, si riattiva il processo naturale di elaborazione e ri-processazione dei ricordi, secondo precisi step codificati e confermati nella loro efficacia da una ormai notevole mole di ricerche scientifiche.

Il metodo EMDR è suddiviso il otto fasi, a partire dai primi incontri di valutazione incentrati sulla ricostruzione della storia personale, con l’obiettivo di giungere alla mappatura dei ricordi traumatici, dai ricordi più remoti fino ai più recenti e alle situazioni attuali che rievocano i vissuti disturbanti.

L’ultima parte del trattamento si concentra sullo stato comportamentale desiderato per il futuro, ossia gli atteggiamenti, le capacità e i comportamenti che si desidera acquisire.

Il risultato è il raggiungimento di una visione positiva del futuro, nuovi obiettivi, una nuova padronanza in caso di eventi stressanti e una nuova e positiva visione di sé. Nel caso di traumi maggiori recenti, quali catastrofi, incidenti, abusi , etc., è prioritario desensibilizzare prima tali ricordi.

L’attivazione del processo di elaborazione trasforma in ogni caso lo stato di disturbo, le emozioni negative bloccate e le convinzioni negative su di sé in stati mentali ed emotivi positivi.

Per individuare i ricordi traumatici si chiede alla persona quali sono attualmente le convinzioni negative su di sé, o quali emozioni, o anche quali sintomi o sensazioni fisiche disturbanti avverte, segnali tutti questi che consentono di individuare i ricordi che devono essere elaborati.

In questa prima fase si pianifica il trattamento e si selezionano gli obiettivi seguendo uno schema temporale che solitamente dal passato giunge al presente e al futuro.

Nel considerare l’attualità, importante è individuare quei fattori che scatenano di nuovo il malessere nel presente, allo scopo di desensibilizzarli.

La desensibilizzazione e il cambiamento di prospettiva che si evidenziano durante le sedute di EMDR indicano che l’elaborazione dell’esperienza traumatica è avvenuta: la persona per la prima volta vede il ricordo lontano, distante, e modifica le valutazioni cognitive su di sé, insieme a emozioni più adeguate e assenza di sensazioni fisiche disturbanti.

I pazienti nel ricordare l’evento, sentono ora che fa parte del passato e sviluppano una visione più costruttiva e matura.

Il lavoro di elaborazione dei ricordi traumatici avviene autonomamente, quasi senza input da parte del terapeuta per non interferire con il processo naturale del paziente.

Ricerche di neuro imaging hanno evidenziato che i cambiamenti dei ricordi traumatici derivano dalla rielaborazione a livello neurofisiologico, quindi biologico, compiuta dai due emisferi cerebrali: la creazione di nuove connessioni neuronali consente l’emersione di nuove modalità e prospettive nell’approccio alla memoria traumatica.

L’utilità dell’approccio EMDR nella terapia cognitiva post razionalista

Per comprendere l’utilità dell’approccio EMDR nell’ambito della psicoterapia cognitiva post razionalista, bisogna considerare come questo modello teorico e di cura concepisce la conoscenza umana.

Secondo il post razionalismo la conoscenza è molto più estesa delle singole cognizioni, in quanto solo per una parte è costituita da elementi razionali (pensiero, immagini mentali) mentre per la gran parte è emotiva e comprende anche sensazioni, percezioni, aspetti motori, etc.

Questi aspetti irrazionali, senza la necessità di utilizzare la riflessione, ci rendono immediatamente consapevoli della dimensione spaziale e temporale della nostra esperienza, e sono anche i “mattoni” alla base del senso di continuità della nostra esistenza nel tempo.

Dopo che ogni esperienza di vita è stata sperimentata, tali aspetti irrazionali emersi durante l’evento vissuto sono resi comprensibili e coerenti grazie alla capacità logiche e razionali della nostra mente, che riesce a narrarli a noi stessi in un racconto, come se stessimo scrivendo un romanzo – collegando tra loro e dando significato a elementi prima separati e non connessi, un po’ come quando si ricostruisce un puzzle.

Tra ogni individuo e il mondo vi è una coordinazione continua di comportamenti, intenzioni, emozioni, quindi un’influenza reciproca: la mente logico-razionale subentra quale attiva costruttrice di significati, ossia crea la distinzione razionale, quindi consapevole, tra ciò che è nostro e ciò che arriva da fuori di noi, e ci da la visione e il senso della nostra continuità nel tempo (ci da il senso di chi siamo) e della nostra appartenenza al mondo.

Il linguaggio, capacità fondamentale della mente razionale, ci consente di riordinare la nostra esperienza secondo categorie del pensiero quali vero-falso, giusto-sbagliato, buono- cattivo, etc. Infatti, così si trasforma l’immediatezza dell’esperienza in informazione su noi e sugli altri, informazione che resta a nostra disposizione a prescindere dagli eventi che l’hanno prodotta.

Con il linguaggio distinguiamo fra l’esperienza vissuta, ovvero il fluire delle nostre emozioni, sensazioni, pensieri, immagini mentali durante l’esperienza, e la spiegazione che ne diamo, il “perché” sono avvenuti. Spiegando le nostre esperienze le mettiamo “in ordine” e ne ricaviamo informazioni su di noi e sugli altri.

La psicopatologia nasce dalla discrepanza tra esperienza vissuta e spiegazione che ne diamo. Tale discrepanza non è di per sé fonte di patologia, in quanto tutti noi filtriamo quei dati che in un dato momento non risultano necessari a compiere un’azione rapida e efficace. Per questo motivo non ci spieghiamo tutto ciò che viviamo momento dopo momento, ma solo una parte.

Si parla di psicopatologia quando la discrepanza tra esperienza vissuta e spiegazione che ne diamo è eccessiva e rigida: non riusciamo a spiegarci troppi elementi del nostra interiorità emersi durante le esperienze che viviamo, non li riconosciamo come nostri: sensazioni, emozioni, immagini mentali e pensieri ci possono apparire estranei e disturbanti.

L’azione del terapeuta è allora quella di prendere i fatti e ricostruire con il cliente la sequenza delle scene fonte di malessere, e aiutarlo a osservare l’esperienza insieme al vissuto interiore, da diverse prospettive (quella interiore del soggetto, quella dell’osservazione della scena dall’esterno, quella del punto di vista dell’altro nella relazione, quella dell’esperienza all’interno di un contesto temporale più ampio, collegandola ad avvenimenti precedenti che contribuiscono a dare un significato più chiaro all’evento in questione).

Il cambiamento personale è quindi il frutto del processo di ricostruzione delle esperienze con occhi diversi, mettendo a fuoco aspetti prima non considerati, con l’obiettivo di assimilarli e integrarli in maniera armonica con l’ immagine cosciente di sé.

L’approccio EMDR consente di “agganciare” ed elaborare ricordi non direttamente accessibili dalla persona, perché troppo carichi di emozioni e sensazioni disturbanti, e rimossi a scopo protettivo.

Tali ricordi non elaborati continuano nel presente a lasciare il loro segno distruttivo attraverso sintomi incomprensibili, stati mentali ed emotivi che la persona non può spiegare e ai quali non può quindi dare significato.

Un inspiegabile vulnerabilità che limita la libertà d’azione, interferisce con le relazioni significative e rende opaca la comprensione di sé. Da una prospettiva post razionalista, riattivare l’elaborazione dei ricordi precedentemente repressi consente al terapeuta di aiutare la persona ad inserirli nella sua trama di significati, quindi di narrarseli, in coerenza e armonia con gli altri aspetti della conoscenza di sé.

Infine, la procedura EMDR per l’elaborazione dei ricordi è agevole in chi è in trattamento con la terapia post razionalista, essendo già “allenato” nella tecnica di ricostruzione dell’esperienza vissuta, con una sviluppata capacità di individuare e ricollocare elementi della propria interiorità.

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