"Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada"
James Hilmann
L'importanza dell'accoglienza
Accade a chi entra nello studio dello psicologo di avvertire il fardello di aspettative e emozioni più o meno intense. Al primo incontro affiorano domande, esplicite o solo pensate: “E’ esperto e sicuro del fatto suo? Si parla bene di lui? Sarà capace di risolvere i miei problemi? Mi chiederà molto?”
A volte spontaneamente, altre volte su mio invito, il paziente inizia a raccontare i suoi problemi e le sue difficoltà e mentre narra posso emergere nuove domande: ”La dottoressa è tranquilla? Che effetto le fa il mio racconto? Mi comprende e mi accoglie? Mi posso fidare di lei?”
Se le prime impressioni sono positive e la relazione ha successo, con il susseguirsi degli incontri si sviluppa la sensazione di essere accolto in uno spazio accogliente e sicuro dedicato a sé, dove poter scoprire il legame tra situazioni, emozioni e ricordi apparentemente slegati per ritrovarne il significato, in un emozionante percorso di scoperta di sé e dei rapporti con altri importanti. Il percorso conduce infine alla comprensione delle origini del proprio malessere o di un vero e proprio disturbo.
Prima che il paziente entri nella mia stanza, lascio andare i pensieri e le emozioni scaturite dagli avvenimenti della mia giornata – anch’io come tutti nella mia vita mi cimento tra gioie, stress, impegni e problemi- e creo lo spazio mentale necessario all’accoglienza della persona che incontrerò a breve.
Quando il paziente è in colloquio con me, utilizzo le parole adatte, lo sguardo, i gesti che possono veicolare a lui il mio interesse sincero, il mio ascolto empatico e la comprensione dei suoi problemi. Mi interesso a far si che il paziente si possa sentire a suo agio nella stanza, che possa percepire la mia disponibilità e il calore dell’accoglienza, in modo che lo spazio fisico dell’incontro divenga il luogo mentale dove lui può ritrovare la sua libertà di esplorare e di esprimersi, un luogo che può rievocare anche quando vive le sue esperienze quotidiane.
Propongo al paziente due o tre incontri conoscitivi iniziali per sondare il problema presentato, valutare se la psicoterapia è necessaria e per iniziare a sperimentare la relazione con me.
Dal greco psiché (anima) e therapeia (cura), psicoterapia significa cura dell’anima con le parole. Lo psicoterapeuta non prescrive farmaci.
La psicoterapia non è la cura dei “matti”, ne una chiacchiera
tra amici, e si volge nello studio professionale del terapeuta.
Lo psicoterapeuta è tenuto al segreto professionale, ovvero non può svelare a nessuno, che siano familiari, amici o estranei, quanto gli viene riferito dal paziente.
Per un appuntamento con me è necessario il contatto telefonico.